Dolci di Natale

Il Panettone: denominazione, storia, tradizione, mito e leggenda

Cos’è precisamente il Panettone 
e qual’è la sua storia?
Decreto 22 luglio 2005
Ministero delle Attività Produttive. 
Disciplina della produzione e della vendita di taluni prodotti dolciari da forno. 
(GU n. 177 del 1-8-2005)
 
 
Panettone1. La denominazione «panettone» e’ riservata al prodotto dolciario da forno a pasta morbida, ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida, di forma a base rotonda con crosta superiore screpolata e tagliata in modo caratteristico, di struttura soffice ad alveolatura allungata e aroma tipico di lievitazione a pasta acida. 
2. Salvo quanto previsto all’art. 7, l’impasto del panettone contiene i seguenti ingredienti:
a) farina di frumento;
b) zucchero;
c) uova di gallina di categoria «A» o tuorlo d’uovo, o entrambi, in quantita’ tali da garantire non meno del quattro per cento in tuorlo;
d) materia grassa butirrica, in quantita’ non inferiore al sedici per cento;
e) uvetta e scorze di agrumi canditi, in quantita’ non inferiore al venti per cento;
f) lievito naturale costituito da pasta acida;
g) sale.
3. E’ facolta’ del produttore aggiungere anche i seguenti ingredienti:
a) latte e derivati;
b) miele;
c) malto;
d) burro di cacao;
e) zuccheri;
f) lievito avente i requisiti di cui all’art. 8 del decreto del Presidente della Repubblica 30 novembre 1998, n. 502, fino al limite dell’un per cento;
g) aromi naturali e naturali identici;
h) emulsionanti;
i) il conservante acido sorbico;
j) il conservante sorbato di potassio.
4. Il calcolo delle percentuali degli ingredienti menzionati ai commi 2 e 3 e’ effettuato conformemente all’Allegato I, punto 1;
5. Il panettone e’ prodotto secondo il procedimento di cui all’Allegato II, punto 1.
Art. 7.
Prodotti speciali e arricchiti
1. In deroga a quanto previsto all’art. 1, comma 2, l’impasto base del panettone puo’ essere caratterizzato dall’assenza di uvetta o scorze di agrumi canditi o di entrambi.
2. In deroga a quanto previsto all’art. 3, comma 2, l’impasto base della colomba puo’ essere caratterizzato dall’assenza di uvetta o di scorze di agrumi canditi nonche’, nel caso di colombe ricoperte o da ricoprire con altri ingredienti caratterizzanti, dall’assenza della glassatura superiore con relativo decoro oppure dalla sostituzione di uno o di entrambi i componenti del decoro di cui all’art. 3, comma 1.
3. E’ in facolta’ del produttore aggiungere al panettone, al pandoro e alla colomba: farciture, bagne, coperture, glassature, decorazioni e frutta, nonche’ altri ingredienti caratterizzanti, ad eccezione di altri grassi diversi dal burro. Il prodotto cosi’ finito contiene almeno il cinquanta per cento dell’impasto base di cui ai commi 2 e 3 degli articoli 1, 2 e 3, calcolato sul peso del prodotto finito.
4. E’ in facolta’ del produttore aggiungere al savoiardo, all’amaretto e all’amaretto morbido farciture, coperture, glassature, decorazioni, nonche’ altri ingredienti caratterizzanti. Il prodotto cosi’ finito, comunque, contiene almeno il sessanta per cento dell’impasto base di cui ai commi 2 e 3 degli articoli 4, 5 e 6, calcolato sul peso del prodotto finito.Allegato I
(di cui agli art. 1, comma 4; art. 2 comma 4; art. 3, comma 6; art. 4, comma 4; art. 5, comma 4 e art. 6, comma 4)

CALCOLO DELLE PERCENTUALI
1. Panettone, Pandoro, Colomba.
a) Le percentuali minime del tuorlo e della materia grassa butirrica, riportate al secco, sono riferite all’impasto, pronto da spezzare, espresso sulla sostanza secca, al netto degli ingredienti inerti.
Ai fini del calcolo della percentuale in tuorlo vengono fissati i seguenti parametri di riferimento:
rapporto tuorlo/albume: 35/65;
residuo secco del misto: 0,235;
residuo secco del tuorlo: 0,43;
b) le percentuali minime dell’uvetta e della scorza di agrumi canditi, riportate al secco, sono riferite all’impasto, pronto da spezzare, espresso sulla sostanza secca;
c) il lievito, qualora impiegato, deve corrispondere al massimo all’un per cento dell’impasto tal quale, pronto da spezzare, inclusi gli ingredienti inerti.
2. Savoiardo.
La percentuale minima delle uova di cui all’art. 4, comma 2, al momento dell’impiego, e’ calcolata secondo quanto previsto dall’art. 8 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 109 e successive modifiche.
3. Amaretto, Amaretto morbido.
Le percentuali minime degli ingredienti di cui all’art. 5, commi 2 e 3 e all’art. 6, comma 2, sono calcolate secondo quanto previsto dall’art. 8 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 109 e successive modifiche.

Su amicidelpanettone.it potrete trovare un semplice schema di calcolo per verificare le quantità esatte per ogni ingrediente.La Camera di Commercio di Milano ha registrato un marchio in data 10 aprile 2007, dal titolo “panettone tipico della tradizione artigiana milanese”, che certifica che il panettone è prodotto in modo artigianale.

Il procedimento per fare un panettone
è sintetizzato come segue:
  1. preparazione del lievito madre
  2. fermentazione
  3. preparazione dell’impasto
  4. porzionatura
  5. pirlatura e deposito dell’impasto nello stampo
  6. lievitazione
  7. scarpatura
  8. cottura
  9. raffreddamento
  10. confezionamento
E adesso un pò di storia
Il panettone è un dolce milanese la cui storia è molto antica. Come spesso accade in questi casi, ci sono varie versioni sull’origine del dolce.
Cit. Treccani: “Secondo una prima versione, a fine Quattrocento messer Ughetto degli Atellani, falconiere di Milano, si fece assumere come garzone da Toni, panettiere e padre della giovane Adalgisa, di cui si era innamorato. Impastando acqua, farina e lievito naturale e aggiungendo uova, burro, miele e uva sultanina, creò un dolce che riscosse enorme successo, subito battezzato “pan del Ton”, da cui panettone.
Un’altra leggenda fa risalire il nome panettone a Toni, nome di uno sguattero della corte di Ludovico il Moro. Il duca aveva organizzato un pranzo natalizio a cui erano stati invitati i nobili del circondario, ma il cuoco dimenticò il dolce nel forno, bruciandolo. Il giovane Toni rimediò preparando una nuova ricetta con gli ingredienti rimasti in dispensa: farina, burro, uova, scorza di cedro e uvetta. Da qui nacque il “pan del Toni”, poi panettone, in onore dello sguattero.

 

 

Pietro Verri, a metà del ‘700, descrive il “pan de tono” ossia il “pane grande” milanese e lo associa al Natale e ai riti propiziatori che la tradizione collegava a questa festività.  Verri ritiene che comparissi già sulle tavole milanesi del ‘200, arricchito di miele, zucca e uva secca; l’uvetta serviva per augurare ai commensali fortuna e ricchezza: per forma, dimensione e colore ricordava infatti le monete d’oro.
La tradizione legata all’incisione a forma di croce del panettone era, come per il pane, un segno di benedizione.
C’è anche un’altra tradizione che lega il panettone alla festa di San Biagio, santo che nelle consuetudini popolari veniva invocato contro il mal di gola fin da tempi remoti: una fetta di panettone veniva appositamente conservata dopo il pranzo di Natale e mangiata il 3 febbraio, giorno di San Biagio appunto.
Negli anni ’30 del secolo scorso, Angelo Motta e Gino Alemagna, delle note industrie dolciarie Motta e Alemagna, fecero conoscere questo magnifico dolce a tutto il mondo e lo confermarono come un simbolo della città di Milano. Ad Angelo Motta si deve l’attuale forma del panettone, cotto in pirottini alti che fasciano l’impasto e favoriscono lo sviluppo verso l’alto.
Se vi è venuta voglia di
provare a fare il panettone,
cliccate qui per accedere alla ricetta
che ho provato a fare quest’anno
del maestro R. Morandin.
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Commenti (4)

  1. Raggio di Sole 28 novembre 2015 at 8:58 Reply

    Un articolo molto molto interessante, grazie!
    Buon weekend,
    Vale

  2. La cucina di Esme 28 novembre 2015 at 16:49 Reply

    bellissimo post!
    baci
    Alice

  3. i Pasticci di Terry 29 novembre 2015 at 15:00 Reply

    Molto interessante. Buona domenica cara Tiziana

  4. tiziana 29 novembre 2015 at 20:16 Reply

    Grazie a tutte di essere passate a leggerlo.
    Buona serata e buon inizio di settimana.
    Tiziana

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