Racconti

Pensieri spettinati d’estate aspettando la prossima ricetta

Dopo aver fatto alcune esperienze lavorative significative, sia dal punto di vista personale che professionale, approdai in un’azienda strutturata con tante gerarchie e organigrammi in bella mostra, ma anche taciti. Uno di quei posti dove devi capire subito dove ti trovi, avere una mappa ben salda in tasca, un piano B per le emergenze e un vademecum per tutto ciò che non è ufficiale, ma che suona come legge.

Armata della mia disarmante pazienza, di un senso di diplomazia che è una specie di dono, della capacità di non prendere mai nulla sul personale, ma di andar dritto verso l’obiettivo, cambiando idea tutte le volte che serve e senza mai dimenticarsi del lato umano di ogni cosa (ho anche tanti difetti …), ho impostato un lavoro nuovo, ma soprattutto un approccio nuovo. Risultato? Amata quanto odiata. Non ci sono mai vie di mezzo con i terremoti.

Ricordo con tenerezza quel tentativo di unire, di rendere tutti partecipi e di far prendere piccole o grandi decisioni in base al personale apporto e valore aggiunto che ognuno poteva dare. Ero ancora giovane e non sapevo che per molte persone, tutta quella libertà e tutte quelle inaspettate attenzioni erano disarmanti. Le scombussolavano, le agitavano e qualcuno arrivò a dirmi che pensava fosse addirittura un modo per far commettere degli sbagli, magari all’interno di un progetto di risanamento aziendale… Qualcosa sotto sotto doveva pur esserci! Io tentai e ritentai come fanno i bambini con gli adulti che hanno deciso di non capire, ignari che i loro sforzi saranno vani. Un giorno una persona che si era sempre lamentata di tutto e che io avevo cercato di far emergere mi disse: “Mi devi dare ordini e basta e io eseguo!”. Allora mi resi conto di quanto quella battaglia fosse vana. Erano abituati alla cattiveria, al comando fine a se stesso e non conoscevano altri approcci, ma potevano magari esserci anche altri motivi psicologici che riguardavano la paura decisionale, per esempio. Un conto è lamentarsi tutta una vita e sentirsi una vittima; un’altra cosa è cominciare ad agire.

In queste giornate d’estate durante le quali sto terminando il mio lavoro e respiro l’aria di mare, mi perdo in racconti, sdraiata sulla sabbia, stilando piccoli e grandi bilanci in vista di Settembre. Mi sovvengono questi ricordi perché hanno dei legami con i giorni presenti. L’AUTORITA’. Sembra che molte persone, pur condannandola e sentendosi spesso delle vittime al suo cospetto, la riconoscano, la temano e la stimino allo stesso tempo. Forse non potrò far credere a tutti che con il potere delle proprie forze, della propria mente e delle proprie capacità si possano raggiungere risultati incredibili e che, soprattutto, si possa collaborare e cooperare. Ci proverò ancora ugualmente. Qualcuno con cui schiocca la sintonia lo trovo sempre.

Domani riprenderò la mia piccola e comunissima automobile, lasciando in box quella più bella comprata con tanto sacrificio, lascerò a casa la borsa “istituzionale” prendendo quella in tela jeans che mi piace da morire, cambierò abito in base all’umore e allo stato di salute e tutto questo mi basterà. Mi è sempre bastato. L’autorità è un’altra cosa.

 

 

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Commenti (2)

  1. ipasticciditerry 30 luglio 2017 at 13:51 Reply

    Io credo che la maggior parte delle persone preferisca prendere ordini e eseguire per due motivazioni: la prima è che nessuno mai, in nessun campo, vuole prendersi responsabilità. Sempre pronti poi a criticare quando un iniziativa presa da qualcun altro – e da loro solo eseguita – non porta ai risultati sperati, anzi si rivela un totale fallimento. La seconda motivazione è che non sempre ci si sente all’altezza di prendere decisioni, vuoi per paura, vuoi per insicurezza personale … Io sono molto più grande di te e alle mie spalle ho moltissime esperienze, personali e lavorative. Credo di aver preso molte decisioni nella mia vita, vincenti e non. Del resto siamo essere umani, è lecito e logico sbagliare. E’ però diabolico ripetere sempre e solo gli stessi errori. Perseverare sulla propria strada, senza mai mettersi in discussione, è sbagliato, secondo me. Il confronto, la condivisione … queste sono le parole vincenti. Non siamo nati per essere soli. Siamo nati per essere un insieme … un insieme di persone, che dialogano, parlano, si confrontano e poi prendono la decisione migliore. C’è poi un momento in cui occorre togliersi dalla mente i pensieri e le decisioni. Indossare delle scarpe comode, dei vestiti poco impegnativi e partire, con il proprio zainetto in spalla e godersi qualche giorno di svago, dove pensare solo a svuotare la mente. Questo è il momento della vacanza. Magari non si parte, magari si resta a casa ma si stacca la spina con tutto, magari immergendosi in un buon libro, dove viaggiare con la fantasia. Buone vacanze se ci vai, cara Tiziana e grazie per questo scambio di opinioni. Un abbraccio

    1. tiziana 30 luglio 2017 at 14:47 Reply

      Grazie a te cara Terry di esserci sempre con i commenti più impegnativi, che vanno oltre il “complimenti per la bella torta”. Grazie del tuo pensiero.
      A presto e un abbraccio anche da parte mia e… condivido tutto 😉

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