Libri che passione

C’era una volta adesso

C’era una volta adesso

Romanzo di Massimo Gramellini edito da TEA

Un eroe ha sempre bisogno di una meta. Si mette in viaggio alla ricerca di qualcosa che gli manca o che gli è stato tolto. Non vuole diventare perfetto. Ambisce a ritornare completo.

Il mondo dalla finestra attraverso gli occhi di un bambino

La storia è recente e sebbene non sia propriamente la nostra storia, è come se lo fosse.

Il periodo in cui è ambientata è ormai diventato uno spartiacque come l’anno zero e viene menzionato per fare riferimenti temporali per qualsiasi cosa: è l’anno del Covid, il 2020.

La voce narrante è quella di Mattia, un bambino di nove anni che racconta le proprie giornate dal microcosmo del condominio di ringhiera nel quale si è trovato chiuso, come è successo a tutti noi, da un giorno con l’altro.

La scuola e i compagni ridimensionati da un computer portatile posizionato in cucina; i vicini di casa spioni e poco accomodanti durante i momenti d’aria passati sul ballatoio; ma soprattutto le dinamiche familiari. Quel padre che aveva abbandonato la famiglia quando Mattia aveva tre anni e che durante la clausura del Covid si ritrova a dormire nella loro cucina; quello Zeno Zorzi, amico della mamma; la sorella Ros in preda agli umori adolescenziali e poi l’ansia e la paura, le nemiche peggiori.

Per fortuna ai piani superiori c’è la nonna che, con la sua stravagante e ironica saggezza, sa sempre riconoscere gli stati d’animo di Mattia, offrendogli una spalla consolatoria. Sarà proprio insieme alla nonna e alla sorella un po’ ribelle ma affettuosa, che imparerà a conoscere meglio la vita degli adulti, così come l’importanza di imparare a fidarsi delle persone.

Non è sicuramente facile iniziare la lettura di un libro basato sul Covid: tutti noi vorremmo dimenticarlo totalmente perché le ferite che ha inferto sulle nostre vite, direttamente o indirettamente, sono ancora vive. Potrebbe anche sembrare una storia noiosa, non tanto per il racconto in sé, quanto invece per la stanchezza che abbiamo provato tutti nel sentire e risentire, vedere e rivedere questo incubo, in tutte le sue forme, attraverso la vita vera e la televisione, ma invece è proprio il linguaggio di Mattia e il suo sguardo fresco e puro a farci vedere le cose da un’altra prospettiva, del tutto interessante.

Un po’ ironico, un po’ triste e molto genuino.

 

 

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